giovedì 17 maggio 2012

A fianco dei protagonisti...


Organizzazione scientifica del lavoro
Adam Smith nella sua opera “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni” (An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations), pubblicata nel 1776 , afferma che la  ricchezza di una nazione deriva dal lavoro produttivo in essa svolto, e dalla capacità produttiva di tale lavoro, ed individua nella suddivisione del lavoro il fattore principale che influisce su tale produttività, portando ad esempio una fabbrica di spilli.
                                               


Ciò pose le basi alla teoria dell’ organizzazione scientifica del lavoro che Frederick Taylor formulò nel 1878. Egli propose un nuovo sistema organizzazione basato sull’attribuzione di compiti prefissati e ben definiti.
L’analisi approfondita e scientifica dei tempi di lavoro, dei movimenti degli operatori e degli strumenti usati è indispensabile per una organizzazione del lavoro efficace.
L’operaio è una parte del meccanismo del lavoro e come tale deve essere esclusivamente l’esecutore dei compiti assegnati che sono studiati invece da “ingegneri” a cui vengono affidati compiti non esecutivi ma di progettazione.

Nel 1906, l'americano Henry Ford mise in pratica la teoria di Taylor, riorganizzando il lavoro degli operai nell’omonima fabbrica automobilistica di sua proprietà, sul concetto di catena di montaggio e divisione dei ruoli.
I risultati furono la diminuzione dei tempi e dei costi di produzione. Essi portarono la maggior parte delle compagnie industriali dell'epoca ad assumere questo metodo, che prese appunto il nome di fordismo. La prima automobile costruita con questo metodo fu la Ford Model T.


Ford Model T

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